I misteri della SEO (Storie di vita vera e vissuta)

Giusto cinque anni fa, proprio in questo periodo, iniziavo a studiare seriamente la SEO e a portare il mio interesse per il web ad un livello superiore. Per certi versi sembra una vita fa. Di certo in questi cinque anni mi sono accorta di una cosa: studiare non ti prepara mai abbastanza, è l’esperienza che fai sul campo a formarti. La pratica non è un maestro paziente né amorevole, ma piuttosto un insegnante duro e difficile e ti fa imparare davvero. Detto questo ci sono alcune storie che sono troppo assurde, difficili da capire e da risolvere… queste sono storie dei miei “misteri della SEO“.

I link che non esistevano, gli url 404 e il via*ra

Anno – 2011
Commento – Questo è stato il primo cliente su cui abbia lavorato.
L’inizio – Il cliente è sempre stato ben posizionato, ma ad un certo punto subisce un grosso crollo in SERP. Dalla prima pagina alla quinta è un attimo.
Cosa ho pensato all’inizio – Il sito era fatto in parte in flash e in quel periodo i siti in flash iniziavano ad avere grossi problemi.
Soluzione – Ristrutturare il sito
I risultati – Il sito risale in terza pagina e lì muore. C’è qualcos’altro che non funziona.
Il vero problema – Il sito era sotto un attacco di negative SEO massiccio.

La situazione – C’erano centinaia e centinaia di link in entrata al sito che provocavano errori 404. Questi link arrivavano da forum internazionali, da commenti a blog giapponesi, da directory… i link rimandavano a pagine che nel sito non c’erano, provocando una lista immensa di url 404.
I link erano cose del tipo “nomesito.it/buy_viag*a”. Queste pagine non esistevano, quindi Google “vedeva” i link ma non vedendo la pagina linkata sul sito creava errori 404. Centinaia e centinaia di errori 404 provienti da link dubbiosi che non c’entravano nulla con il tema del sito.

Come ho risolto – Quando ho iniziato a lavorare sul problema, il servizio disallow link non c’era ancora, per cui in realtà sono riuscita a mettere solo una pezza e sostanzialmente ho fatto un lavoro estenuante che ha prodotto ben pochi risultati, almeno sul problema dei link. Ho potuto risolvere davvero solo quando è apparso il disallow e comunque non è stato facile, perché più toglievo più Google continuava a trovarmi link, quindi per mesi abbiamo dovuto tenere sotto controllo da vicinissimo il sito e aggiornare il file disallow.

I risultati effettivi – Non solo siamo ritornati sulla prima pagina di Google con le parole chiave perse, ma grazie a tutto il lavoro che abbiamo fatto intorno ai link (abbiamo anche lavorato su contenuti, link buoni e ovviamente struttura sito) abbiamo potuto posizionarci su altre parole chiave di riferimento e abbiamo avuto un aumento di visite del 450%. Ma la cosa più importante è stata posizionarci molto bene su una parola chiave di “nicchia” che ha portato il cliente a dominare quasi completamente la serp e a ricevere 4/5 richieste di preventivo al giorno.

La morale è… – Cose difficili possono darti enormi soddisfazioni

La SEO del 2005 nel 2014

Anno – 2014
Commento – La SEO riesce a sorprendermi sempre
L’inizio – Nuovo sito web da posizionare. Come al solito comincio con un’analisi del settore e dei concorrenti. L’analisi mi porta a pensare che sia un lavoro facile: grosso sbaglio.
Cosa ho pensato all’inizio – I concorrenti diretti del mio cliente hanno siti vecchi, alcuni sono addirittura “bucati”. Non ci metterò molto a posizionare bene il nuovo sito.
Soluzione – Struttura sito, contenuti, link di qualità, lavoro su local SEO: questa è la SEO del 2014.
I risultati – Nulli. Il sito gravita intorno alla quinta pagina e non sale.
Il vero problema – Il mercato di riferimento che ho analizzato come una SEO del 2014 in realtà risponde a tecniche di SEO del 2005.

La situazione – E’ uno di quei casi in cui tutto è immobile, dove i siti di pagine gialle sono in prima pagina, dove la link building di quantità vince praticamente su ogni altra cosa.

Come ho risolto – Ho tirato fuori dal cilindro directory e article marketing

I risultati effettivi – Su alcune parole chiave i risultati sono stati buoni, ma per la parola chiave principale* non siamo mai riusciti a salire oltre la seconda pagina.

La morale è… – Non tutto è come appare

Posizionarsi con l’https senza avere un sito in https

Anno – 2016
Commento – “Io bho”
L’inizio – Dovevamo realizzare una semplice landing ottimizzata e abbiamo aperto il vaso di Pandora. La landing, a meno di 24 ore di pubblicazione, si è posizionata con l’https. Tutto bellissimo se non fosse che il protocollo https non era attivo sul sito in questione, per questo motivo non c’era un certificato e quindi Google segnalava il sito non sicuro alla navigazione e lo bloccava.
Cosa ho pensato all’inizio – Sono andata in cortocircuito. L’ipotesi più probabile era che qualcuno avesse linkato la landing page con l’https portando all’errore il nostro amico Google (similarmente al primo caso), ma solo 4 persone avevano accesso all’url a quel punto e che la landing era online da meno di 24 ore rendeva comunque la cosa quasi impossibile.
Il vero problema – Togliere dal posizionamento il link https

La situazione – Ho chiesto su vari gruppi di discussione nel panico, ma nessuna soluzione proposta andava bene per il mio caso.

I risultati effettivi – Ad un certo punto, così d’improvviso com’era arrivato… il link con https posizionato è sparito

La morale è… – ?

* Nota Bene: mi rendo conto che parlare di parole chiave principale nel 2016 non significa nulla, che web semantico e tutto il resto, ma come ho detto questo mercato rispondeva alla SEO del 2005: era statico (e anche un po’ stitico) anche nella ricerca.